Tutti i Castelli di Federico II nascono su presidi monastici reliquiari pregressi basiliani e normanni e furono scrigno di reliquie del Golgota, palinsesti religiosi esoterici, per volontà di Federico II.In caso di degrado o di uso improprio la legittima erede puo' richiederne la restituzione.(europress)
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GIÙ LE MANI DA BARBAROSSA
Repubblica — 04 gennaio 2008 pagina 25 sezione: R2
La storia della mitica fiction Rai sul Barbarossa, commissionata da Umberto Bossi a Silvio Berlusconi che l' ha commissionata ad Agostino Saccà, ha varcato i confini del teatrino nazionale e rischia di provocare un incidente diplomatico. La principessa Yasmin von Hohenstaufen, pronipote di Federico II e Isabella d' Inghilterra, ha chiesto che la fiction venga ritirata o in alternativa «realizzata con la partecipazione di storici e filosofi obiettivi», per evitare la «strumentalizzazione antistorica» da parte della Lega, «con l' aggravante di pressioni dell' ex presidente del consiglio Berlusconi sulla Rai, che utilizza fondi pubblici». La civile e appassionata presa di posizione della principessa Hohenstaufen, che volentieri, nello spirito dell' Europa unita, scambieremmo con l' allegra brigata dei nostri reali, merita una risposta coraggiosa. Quindi lasciamo perdere Saccà e Berlusconi e ci appelliamo alla Lega. Bossi, Maroni o Calderoli in passato hanno saputo riconoscere i propri errori. Da loro ci aspettiamo che definiscano la fiction sul Barbarossa per quello che è. Una «porcata». - CURZIO MALTESE
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GIÙ LE MANI DA BARBAROSSA
CURZIO MALTESE
— 04 gennaio 2008 pagina 25 sezione: R2
articolo di martedì 08 settembre 2009
La principessa di Svevia rivuole Castel del Monte «L’Italia non lo sa curare»
di Manila Alfano
La discendente di Federico II denuncia il degrado del monumento e ne pretende la restituzione: «Lì ci sono le reliquie di Gesù Cristo»
L’aria di tempesta nel comune di Andria l’avevano già fiutata un paio di giorni fa. La principessa Yasmin Aprile Von Hohenstaufen, diretta discendente di Federico II, «erede e titolare legittima dell’antico Regno di Sicilia» stava tornando. Della nobildonna ne avevano già sentito parlare. Lei è la stessa che rivendica una parentela direttamente con Gesù. L’obbiettivo, questa volta è la riconquista del Castel del Monte, costruito dal suo antico parente, l’imperatore Federico II, nel XIII secolo dove, sempre secondo Yasmin, sarebbero custoditi i resti di Gesù. Così ad Andria quando è arrivato il telegramma della principessa nessuno si è scomposto più di tanto. Nemmeno il sindaco, Vincenzo Zaccaro. «Fosse la prima volta. Ma non sono l’unico ad aver ricevuto posta, racconta Zaccaro». L’altro telegramma arriva sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Andria. La nobildonna è determinata: «Castel del Monte è in stato di estremo degrado, ne chiedo quindi la restituzione». La battaglia è aperta. La principessa rivuole il suo maniero e lo pretende per motivi più che nobili che spiega lei stessa: «Decaduto per l’incuria a simbolo di stupore dell’ignominia, sarà destinato a onfalos della sapienza, scienza, centro della pace e dialogo tra i popoli, nonchè polo di eccellenza ricerche energie alternative contro il cancro». Ma non solo. È sempre la Von Hohenstaufen che spiega: «Il Castello reclama la mobilitazione dei Grandi Saggi e paradossalmente l’appello agli intellettuali, agli spiriti eletti, scienziati e poeti, artisti, mistici...». Il sindaco Zaccaro intanto allarga le braccia e sbuffa: «Ci risiamo». C’è una vecchia conoscenza tra i due. Senza simpatia. «Per quanto demenziale appaia la richiesta, non è con me che la signora deve parlare. Il castello non è di Andria ma dello Stato. Quindi se la principessa lo rivuole, si prepari a ripagare allo Stato e la Sovrintendenza di tutto il denaro investito per la manutenzione del momento che è un bene dell’Unesco».
Il castello federiciano e le sue pertinenze infatti furono acquistate dallo Stato italiano nel 1876 per venticinquemila lire dal Duca Carafa di Andria. «Al massimo la signora - sottolinea il sindaco - dovrebbe scrivere al ministro Bondi». Una vecchia ruggine quella tra il primo cittadino e la nobile, costellata da tanti piccoli litigi. «Mi ricordo soprattutto di quella causa che aveva intentato contro la Fiat. All’epoca - spiega il primo cittadino - la signora voleva un rimborso miliardario perché nessuno gli aveva chiesto il permesso di utilizzare l’immagine del castello che appariva per un secondo nella pubblicità di un’auto». E poi? «Ovviamente la perse. Pensavamo di essercene liberati ma ecco che ora torna alla carica». Ma il sindaco non sembra il solo ad aver avuto problemi con la principessa. Il presidente della Fondazione Federico II Hohenstaufen di Iesi, prende subito le distanze e assicura: «Io con la principessa non ho niente in comune. Abbiamo litigato tempo fa, ha minacciato di farmi causa». Poi, in tarda serata la svolta. Arriva la lettera della principessa che da Montecarlo spiega: «L’esigenza del telegramma al comune era doverosa dal punto di vista della comunicazione immediata, in quanto tempestiva notifica di ricognizione storico. Il degrado emerso dai media era una ferita viva, perché da anni ho mobilitato energie per includere Castel del Monte quale patrimonio dell’umanità». Insomma una richiesta del tutto legittima. Tanto che poi la nobildonna ci tiene a precisare: «Alcuna rivendicazione monarchica vi è in tale gesto!». Parola di principessa.
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giovedì 17 settembre 2009
mercoledì 16 settembre 2009
La Principessa di Svevia rivuole Castel del Monte
ilGiornale CULTURA lunedì 07 settembre 2009,
Fuori dalla notizia Una nobile richiesta che meriterebbe un film
Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.
LA NOTIZIA. Castel del Monte è in stato di «estremo degrado» e la principessa Yasmin Aprile Von Hohenstaufen, che si proclama discendente diretta di Federico II di Svevia Hohenstaufen, ne chiede in un telegramma la restituzione. Ma la chiede a due padroni «sbagliati»: Comune di Andria e Regione Puglia. Mentre il maniero patrimonio Unesco è di proprietà del demanio.
Il castello federiciano e le sue pertinenze, infatti, furono acquistate dallo Stato italiano nel 1876 al costo di 25mila lire dal Duca Carafa di Andria. Attualmente la gestione di Castel del Monte è della Soprintendenza ai beni archeologici e attività culturali di Bari.
Nel telegramma inviato al procuratore della Repubblica di Andria (ma la sede della procura è nel vicino comune di Trani) e al sindaco di Andria la nobildonna rivendica il castello quale «patrimonio dinastico reliquario monastico di valenza graalica della santa progenie sicena sveva su cui non vige usucapione». La principessa annuncia che il maniero, «decaduto per l'incuria a simbolo di stupore dell'ignominia», sarà destinato a «onfalos della sapienza, scienza, centro della pace e dialogo tra i popoli nonché polo di eccellenza ricerca energie alternative e contro il cancro». (fonte: Ansa, 6 settembre 2009).
Fuori dalla notizia Una nobile richiesta che meriterebbe un film
Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.
LA NOTIZIA. Castel del Monte è in stato di «estremo degrado» e la principessa Yasmin Aprile Von Hohenstaufen, che si proclama discendente diretta di Federico II di Svevia Hohenstaufen, ne chiede in un telegramma la restituzione. Ma la chiede a due padroni «sbagliati»: Comune di Andria e Regione Puglia. Mentre il maniero patrimonio Unesco è di proprietà del demanio.
Il castello federiciano e le sue pertinenze, infatti, furono acquistate dallo Stato italiano nel 1876 al costo di 25mila lire dal Duca Carafa di Andria. Attualmente la gestione di Castel del Monte è della Soprintendenza ai beni archeologici e attività culturali di Bari.
Nel telegramma inviato al procuratore della Repubblica di Andria (ma la sede della procura è nel vicino comune di Trani) e al sindaco di Andria la nobildonna rivendica il castello quale «patrimonio dinastico reliquario monastico di valenza graalica della santa progenie sicena sveva su cui non vige usucapione». La principessa annuncia che il maniero, «decaduto per l'incuria a simbolo di stupore dell'ignominia», sarà destinato a «onfalos della sapienza, scienza, centro della pace e dialogo tra i popoli nonché polo di eccellenza ricerca energie alternative e contro il cancro». (fonte: Ansa, 6 settembre 2009).
mercoledì 26 agosto 2009
Costa iperazzurra e' Patrimonio Umanita'
Green Princes Trust all'Unesco "Costa Azzurra Patrimonio Umanita'":testimonial Principessa Yasmin von Hohenstaufen!
sabato 22 agosto 2009
martedì 21 luglio 2009
I Principi bizantini Solidone Alchimisti e Taumaturghi
The Life of Solidonius of Yasmin von Hohenstaufen ed Green Trust
I Segreti dei Principi Despoti bizantini Solidone Medici ed alchimisti alla corte bizantina.
I Principi Solidone bizantini , dopo la caduta di Costantinopoli , furono Ambasciatori a Venezia e Amalfi,a Valencia, alchimisti e medici.
Attualmente la linea e' vitale nella Dinastia del Principe dr.Rafael Mario Solidone Abril de Buren Anjou Hohenstaufen Hidalgo di Valencia ,nipote della Principessa Giovanna Puoti d'Avalos d'Aragona,e Console Onorario di Sua Maestà il Re di Spagna Juan Carlos de Borbon
sabato 16 maggio 2009
lunedì 13 aprile 2009
Dynasty Puoti
…………………………
La linea di Giovanni Comneno di Castrum Poti o Komne (del Poto o Potente)da cui Comneno (Georgia) e quella di Tommaso Paleologo di Morea e’ quella di un
Giovanni Poto Paleologo o Seniore ed Alfonso Poto Paleologo , Jeronte o Seniore che appare, nella seconda metà del XV secolo. Il nome Paleologo , infatti deriva da Pala(Poto, Potente o Sovrano) Ghio o chios che significa Dinastia ,Casa ,di Poto
Il titolo di Despota fu in origine degli imperatori greci. Dignita’ di secondo titolo degli imperatori, il despota aveva diritto al rango di Maesta’(Basileia) e paludamento , scettro da re.Gli imperatori di Bisanzio crearono despoti i figli , prenti ed affini(Meursio, lessico barbaro-Leunclavio p.22 Pandect hist.turc.)I discendenti degli imperatori Paleologo, nomaronsi Despoti, o Jerontes- Seniores, Des-Pota -
da cui Poto il Seniore (Paleologo, da Pala significa Vecchio , o forte, potente,Poto o sovrano)
DINASTIA PUOTI DI COMNENO PALEOLOGO POTO
L’IMPERATORE GIOVANNI II COMNENO A CALLISTO II
SULL’UNIONE DELLE CHIESE
[Costantinopoli], 1139 giugno
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Rotolo pergamenaceo, mm 3975×365, composto da otto pergamene; scrittura aurea su pergamena purpurea e firma imperiale in rosso.
ASV, A.A., Arm. I-XVIII, 402
In risposta ad una precedente lettera di papa Innocenzo II (1130‑1143) a lui diretta, l’imperatore d’Oriente Giovanni II Comneno (1118‑1143) invia al pontefice una lettera solenne, rivestita di elementi che la rendono preziosa: pergamena trattata con tinta color rosso porpora, caratteri della scrittura in oro, cornice con fregi a viticci dorati lungo i margini laterali e particolarmente elaborata in principio.
Dopo lo scisma seguito alla scomunica del patriarca greco Michele Cerulario nel 1054, diversi tentativi dei pontefici per riavvicinare le due Chiese non avevano avuto esito, anzi il pontificato di Gregorio VII (1073‑1085) in qualche misura aveva rischiato di aumentare ancor più le distanze. Con l’avvento sul trono di Costantinopoli di Giovanni II Comneno e con il succedersi a Roma dei pontefici Callisto II e Onorio II sembrava giunto un momento favorevole alla ripresa delle trattative per l’unione. In tal senso dovette scrivere papa Callisto all’imperatore (la lettera è purtroppo perduta), e questi rispondendo mostrava di desiderare sinceramente la pace e l’unità della Chiesa: Unam enim esse ecclesiam ‑ scriveva ‑ quam Salvator sanguine proprio redemit, nulli eorum qui divinam scripturam docti sunt omnino ignotum est. Assecondando l’imperatore, pastori e teologi greci si mostrarono disposti a riesaminare le questioni controverse con spirito di riconciliazione; questo clima di maggiore apertura era favorito anche dal fatto che Costantinopoli, per la sua posizione geografica, era divenuta il crocevia di varie nazioni e regioni d’Europa (vi si recavano russi, francesi, veneziani, amalfitani, inglesi, genovesi) i cui popoli, di rito latino e greco, si incontravano senza ostilità, anzi con reciproco rispetto. Fu però una breve parentesi, perché con la successione imperiale di Manuele I Comneno (1143‑1180) e con le mutate condizioni politiche in Europa che influenzarono i pontificati di Adriano IV e Alessandro III (soprattutto per le tensioni con il Barbarossa), la faticosa opera di riunione si arenò.
La lettera, scritta prima in greco e poi in latino (scrittura carolina con elementi semionciali) da due differenti funzionari della cancelleria imperiale, reca la sottoscrizione autografa, in cinabro, dell’imperatore.
HOME
La linea di Giovanni Comneno di Poti (Georgia) e’ quella di un
Giovanni Poto Seniore o Paleologo , Imperatori onorari di Bisanzio e Morea (detti Despota o Des Poti,linea vitale in primogenitura nella principessa Giovanna Puoti ,nonna della principessa Yasmin ) ed Alfonso Poto Seniore o Paleologo che appare, nella seconda metà del XV secolo ,vitale nella linea dei Marchese dei Principi despoti di Bisanzio , purista Basilio Puoti e dei Patricii Romanorum et Principes Bisantii Poto di Castrum Poto o Castello Puoti di Castelpoto
Il titolo di Despota fu in origine degli imperatori greci. Dignita’ di secondo titolo degli imperatori, il despota aveva diritto al rango di Maesta’(Basileia) e paludamento , scettro da re.Gli imperatori di Bisanzio crearono despoti i figli , prenti ed affini(Meursio, lessico barbaro-Leunclavio p.22 Pandect hist.turc.)I discendenti degli imperatori Paleologo, nomaronsi Seniores , Patrizi ,Despoti, o Jerontes- Seniores, Des-Pota -
da cui Poto il Seniore (Paleologo, significa Vecchio , o forte, potente)
I patrizi (singolare patrizio, in latino patricius) erano in origine la classe d’elite della antica società romana. Si trattava principalmente dei membri delle famiglie senatorie, discendenti dai capi delle gentes originarie, i clan gentilizi risalenti all’epoca della fondazione di Roma. La parola patrizio ha infatti la stessa radice della parola pater (padre). L’appartenenza a questa classe era dunque fissata dalla nascita piuttosto che dall’agiatezza economica la quale, soprattutto a seguito dell’afflusso di ricchezze dalle colonie, caratterizzò anche altri strati sociali (come gli equites). Essi avevano tutti i diritti e i privilegi dell’epoca, fra i quali alcuni anche unici, come per esempio l’accesso alle cariche senatorie e molti sacerdozi . Facevano parte, dunque, della classe degli optimates, i “migliori”, cioè gli aristocratici.Sotto l’imperatore Costantino I il termine divenne un titolo onorifico, attribuito ai più fedeli collaboratori, e riservato a i Puoti essi discendono da Poto figlio di Adelchi . Quindi sono Stirpe regale Longobarda. Il titolo di Marchese e’ una peculiarita’ di un ramo , quello di Basilio Puoti, che lo ebbe dai Palmieri, iscritto alla nobilta’del seggio di Bari. Certamente il regno Longobardo e quello bizantino di Re Poto non sussiste piu’ in Italia se non con il rango di Patricius Romanorum.Ma e’ charo che sono Dinastia imperiale e reale e di despoti. Tra l’altro discendono proprioda Gisla sorella di Carlo Magno e Poto ne sposo’ una figlia. Quindi hanno sangue merolitingo longobardo e carolingio oltre che bizantino. Come conferma il libro " Bisanzio,seconda Roma" ,Adelchi muto'nome a Costantinopoli e fu pretendente al trono,quale discendente di Costantino e Galla Placidia,oltre che capostipite, attraverso il figlio Poto, dei Comneno Paleologo
La linea di Giovanni Comneno di Castrum Poti o Komne (del Poto o Potente)da cui Comneno (Georgia) e quella di Tommaso Paleologo di Morea e’ quella di un
Giovanni Poto Paleologo o Seniore ed Alfonso Poto Paleologo , Jeronte o Seniore che appare, nella seconda metà del XV secolo. Il nome Paleologo , infatti deriva da Pala(Poto, Potente o Sovrano) Ghio o chios che significa Dinastia ,Casa ,di Poto
Il titolo di Despota fu in origine degli imperatori greci. Dignita’ di secondo titolo degli imperatori, il despota aveva diritto al rango di Maesta’(Basileia) e paludamento , scettro da re.Gli imperatori di Bisanzio crearono despoti i figli , prenti ed affini(Meursio, lessico barbaro-Leunclavio p.22 Pandect hist.turc.)I discendenti degli imperatori Paleologo, nomaronsi Despoti, o Jerontes- Seniores, Des-Pota -
da cui Poto il Seniore (Paleologo, da Pala significa Vecchio , o forte, potente,Poto o sovrano)
DINASTIA PUOTI DI COMNENO PALEOLOGO POTO
L’IMPERATORE GIOVANNI II COMNENO A CALLISTO II
SULL’UNIONE DELLE CHIESE
[Costantinopoli], 1139 giugno
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Rotolo pergamenaceo, mm 3975×365, composto da otto pergamene; scrittura aurea su pergamena purpurea e firma imperiale in rosso.
ASV, A.A., Arm. I-XVIII, 402
In risposta ad una precedente lettera di papa Innocenzo II (1130‑1143) a lui diretta, l’imperatore d’Oriente Giovanni II Comneno (1118‑1143) invia al pontefice una lettera solenne, rivestita di elementi che la rendono preziosa: pergamena trattata con tinta color rosso porpora, caratteri della scrittura in oro, cornice con fregi a viticci dorati lungo i margini laterali e particolarmente elaborata in principio.
Dopo lo scisma seguito alla scomunica del patriarca greco Michele Cerulario nel 1054, diversi tentativi dei pontefici per riavvicinare le due Chiese non avevano avuto esito, anzi il pontificato di Gregorio VII (1073‑1085) in qualche misura aveva rischiato di aumentare ancor più le distanze. Con l’avvento sul trono di Costantinopoli di Giovanni II Comneno e con il succedersi a Roma dei pontefici Callisto II e Onorio II sembrava giunto un momento favorevole alla ripresa delle trattative per l’unione. In tal senso dovette scrivere papa Callisto all’imperatore (la lettera è purtroppo perduta), e questi rispondendo mostrava di desiderare sinceramente la pace e l’unità della Chiesa: Unam enim esse ecclesiam ‑ scriveva ‑ quam Salvator sanguine proprio redemit, nulli eorum qui divinam scripturam docti sunt omnino ignotum est. Assecondando l’imperatore, pastori e teologi greci si mostrarono disposti a riesaminare le questioni controverse con spirito di riconciliazione; questo clima di maggiore apertura era favorito anche dal fatto che Costantinopoli, per la sua posizione geografica, era divenuta il crocevia di varie nazioni e regioni d’Europa (vi si recavano russi, francesi, veneziani, amalfitani, inglesi, genovesi) i cui popoli, di rito latino e greco, si incontravano senza ostilità, anzi con reciproco rispetto. Fu però una breve parentesi, perché con la successione imperiale di Manuele I Comneno (1143‑1180) e con le mutate condizioni politiche in Europa che influenzarono i pontificati di Adriano IV e Alessandro III (soprattutto per le tensioni con il Barbarossa), la faticosa opera di riunione si arenò.
La lettera, scritta prima in greco e poi in latino (scrittura carolina con elementi semionciali) da due differenti funzionari della cancelleria imperiale, reca la sottoscrizione autografa, in cinabro, dell’imperatore.
HOME
La linea di Giovanni Comneno di Poti (Georgia) e’ quella di un
Giovanni Poto Seniore o Paleologo , Imperatori onorari di Bisanzio e Morea (detti Despota o Des Poti,linea vitale in primogenitura nella principessa Giovanna Puoti ,nonna della principessa Yasmin ) ed Alfonso Poto Seniore o Paleologo che appare, nella seconda metà del XV secolo ,vitale nella linea dei Marchese dei Principi despoti di Bisanzio , purista Basilio Puoti e dei Patricii Romanorum et Principes Bisantii Poto di Castrum Poto o Castello Puoti di Castelpoto
Il titolo di Despota fu in origine degli imperatori greci. Dignita’ di secondo titolo degli imperatori, il despota aveva diritto al rango di Maesta’(Basileia) e paludamento , scettro da re.Gli imperatori di Bisanzio crearono despoti i figli , prenti ed affini(Meursio, lessico barbaro-Leunclavio p.22 Pandect hist.turc.)I discendenti degli imperatori Paleologo, nomaronsi Seniores , Patrizi ,Despoti, o Jerontes- Seniores, Des-Pota -
da cui Poto il Seniore (Paleologo, significa Vecchio , o forte, potente)
I patrizi (singolare patrizio, in latino patricius) erano in origine la classe d’elite della antica società romana. Si trattava principalmente dei membri delle famiglie senatorie, discendenti dai capi delle gentes originarie, i clan gentilizi risalenti all’epoca della fondazione di Roma. La parola patrizio ha infatti la stessa radice della parola pater (padre). L’appartenenza a questa classe era dunque fissata dalla nascita piuttosto che dall’agiatezza economica la quale, soprattutto a seguito dell’afflusso di ricchezze dalle colonie, caratterizzò anche altri strati sociali (come gli equites). Essi avevano tutti i diritti e i privilegi dell’epoca, fra i quali alcuni anche unici, come per esempio l’accesso alle cariche senatorie e molti sacerdozi . Facevano parte, dunque, della classe degli optimates, i “migliori”, cioè gli aristocratici.Sotto l’imperatore Costantino I il termine divenne un titolo onorifico, attribuito ai più fedeli collaboratori, e riservato a i Puoti essi discendono da Poto figlio di Adelchi . Quindi sono Stirpe regale Longobarda. Il titolo di Marchese e’ una peculiarita’ di un ramo , quello di Basilio Puoti, che lo ebbe dai Palmieri, iscritto alla nobilta’del seggio di Bari. Certamente il regno Longobardo e quello bizantino di Re Poto non sussiste piu’ in Italia se non con il rango di Patricius Romanorum.Ma e’ charo che sono Dinastia imperiale e reale e di despoti. Tra l’altro discendono proprioda Gisla sorella di Carlo Magno e Poto ne sposo’ una figlia. Quindi hanno sangue merolitingo longobardo e carolingio oltre che bizantino. Come conferma il libro " Bisanzio,seconda Roma" ,Adelchi muto'nome a Costantinopoli e fu pretendente al trono,quale discendente di Costantino e Galla Placidia,oltre che capostipite, attraverso il figlio Poto, dei Comneno Paleologo
mercoledì 25 marzo 2009
The last Hohenstaufen:Frederich VI , son of Isabel d'Anjou Plantagenet, Abrycastle History :pièce of Kathrin von Hohenstaufen for Green Princes
La Principessa Yasmin Aprile von Hohenstaufen Puoti discende da Federico VI figlio di Federico II ed Isabella d'Inghilterra , da Re Desiderio e dagli imperatori Comneno Paleologo.La bisnonna, nipote del Kaiser ,era la Principessa Elvira Hohenzollern .E' vedova di Frederich Ernest von Hohenzollern.Ha doppia cittadinanza.
lunedì 9 marzo 2009
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